Effetto Boost e neuro-sensibilità: come attivarlo nelle persone altamente sensibili
- dr.ssa Anna Maria Le Moli
- 49 minuti fa
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In qualità di Counselor specializzata nel lavoro con persone altamente sensibili (PAS), mi capita spesso di sentire da parte di alcuni Clienti affermazioni del tipo “sono troppo sensibile”, espresse con un tono di disagio o autocritica. Questo tipo di espressioni altro non sono che il frutto dell’esperienza personale derivata prevalentemente dall’infanzia, durante la quale si è cresciuti con la costante impressione che la propria sensibilità fosse una debolezza, un limite da superare per prepararsi al “mondo reale” dove, secondo gli adulti educatori, la sensibilità altro non era che un freno alla propria realizzazione personale.
Un pregiudizio talmente radicato che persino i primi scienziati che studiarono la sensibilità la considerarono un difetto. Si aspettavano infatti che questa fosse legata a un temperamento nervoso e malinconico, oppure, che derivasse principalmente da un trauma. Ritenevano che i bambini sensibili sarebbero andati incontro a esiti peggiori da adulti. Per questo molti di loro si dedicarono allo studio della sensibilità con l’obiettivo di curarla.
Personalmente, come detto più volte nei miei articoli, considero la sensibilità una risorsa, piuttosto che una fragilità, ma solo se ben conosciuta e compresa. Ecco perché in questo articolo ho deciso di parlare di un particolare fenomeno studiato recentemente che spiega come per i soggetti PAS, in presenza di ambienti e relazioni positive, la sensibilità possa diventare una leva potente per la crescita, il benessere e la realizzazione personale. Parlerò, dunque, dell’Effetto Boost Sensibile.
Fu solo quando lo psicologo Jerome Kagan e il suo team seguirono un gruppo di bambini sensibili a partire dall’infanzia all’adolescenza e poi fino all’età adulta che emerse una verità diversa. Durante la ricerca i soggetti, pur affrontando difficoltà uniche, mostrarono anche risultati straordinari: alcuni furono i migliori della loro classe, altri intrapresero carriere brillanti e molti condussero vite felici e appaganti.
È grazie all’esito di questi studi che ad oggi sappiamo che la sensibilità non è causata da traumi, ma è in gran parte genetica, collegata a doti specifiche ed è una caratteristica del tutto normale, presente in circa il 30% della popolazione.
Le attuali ricerche scientifiche stanno andando oltre: la sensibilità non è soltanto "normale", ma sempre più evidenze dimostrano che può essere un grande punto di forza e questo grazie a un fenomeno rilevato e conosciuto come “Effetto Boost della sensibilità”.

Cosa significa essere altamente sensibili?
È noto quanto le persone altamente sensibili (PAS) processino tutto più a fondo: emozioni, stimoli, esperienze, grazie a un sistema nervoso che, rispetto alla media, elabora le informazioni in modo più approfondito e intenso. Motivo per il quale le PAS tendono a sentire emozioni molto forti, a riflettere a lungo su quello che accade intorno a loro e a notare dettagli che spesso sfuggono agli altri, ma così come hanno maggiori difficoltà ad affrontare situazioni stressanti, al contempo possono trarre maggiori benefici da un ambiente di supporto e incoraggiamento.
L’Effetto Boost: il vantaggio nascosto della sensibilità
Ricerche recenti suggeriscono che i benefici di un ambiente sano potrebbero essere molto più profondi di quanto si pensasse in origine. Così come spiegato da Michael Pluess, ricercatore specializzato in alta sensibilità, le persone con un alto punteggio di sensibilità tendono a trarre vantaggi significativamente maggiori da un ambiente di supporto, anche rispetto ad altri soggetti normodotati che ricevono lo stesso tipo di aiuto. È come se la sensibilità rendesse le persone predisposte a raggiungere risultati più alti, purché abbiano un contesto favorevole di riferimento.
Pluess osservò questo effetto in diverse situazioni, ad esempio, quando le persone sensibili ricevevano sostegno o risorse sembravano superare meglio i problemi di salute mentale, miglioravano le relazioni e persino raggiungevano uno stato d’animo più sereno. Pluess arrivò a definire questo fenomeno “sensibilità vantaggiosa”, che consiste nell’idea che essere sensibili rappresenti un vero punto di forza. Successivamente da altri il fenomeno è stato definito come: "Effetto Boost sensibile".
Che cos'è l'effetto "Boost della sensibilità”?
Secondo quanto emerso dagli studi di Pluess, le persone sensibili tendono a ricevere un impulso maggiore dalle medesime cose che aiuterebbero chiunque altro. Ad esempio, se un bambino in un ambiente familiare stabile ottiene risultati buoni a scuola, un bambino altamente sensibile con la stessa situazione potrebbe ottenere risultati eccellenti, arrivando magari a essere il migliore della classe.
Si potrebbe interpretare l’effetto Boost sensibile in questo modo: insegna ad una persona a pescare e questa avrà da mangiare, ma se insegni a una persona sensibile a pescare questa, ancor prima che tu possa accorgertene, starà già gestendo l’intero mercato del pesce.
Sebbene gran parte della letteratura scientifica sulla sensibilità si focalizzi sui bambini, l’Effetto Boost sembra essere una capacità che perduri per tutta la vita. Questa è senz’altro una ottima notizia per gli adulti sensibili, che non possono tornare indietro nel tempo per cambiare il tipo di infanzia che hanno vissuto. E a quanto pare non è necessario farlo, perché si può essere in grado di creare consapevolmente un ambiente capace di attivare l’Effetto Boost, generando cambiamenti davvero trasformativi nella propria vita.

Come le PAS traggono beneficio dall’effetto Boost?
Due importanti studi dimostrano quanto possa essere potente l’effetto Boost. Nel primo, condotto dallo stesso Pluess, i ricercatori hanno offerto un programma di trattamento a adolescenti affetti da depressione, concentrandosi su un’area del Regno Unito economicamente svantaggiata, dove i giovani avevano meno probabilità di aver avuto un ambiente infantile favorevole, soprattutto tra le persone altamente sensibili.
Nel corso dei mesi, il programma ha contribuito in media a migliorare i sintomi della depressione, ma non tutti ne avevano tratto lo stesso beneficio. Il motivo è emerso quando gli adolescenti sono stati sottoposti a un test di sensibilità, poiché dal risultato è emerso che fossero proprio gli studenti altamente sensibili ad aver ottenuto i maggiori vantaggi dal programma.
In effetti, gli adolescenti PAS avevano dimostrato di avere molte più probabilità di superare completamente la depressione e tendevano a non manifestarne più sintomi ogni volta che venivano rivalutati dopo la conclusione del progetto. In altre parole, il programma da solo non bastava a risolvere la depressione, ma se combinato con la sensibilità, spesso lo faceva.
Un secondo studio, condotto questa volta negli Stati Uniti, prese in esame coppie sposate ad alto rischio di divorzio. Alcune di queste coppie parteciparono a un corso sulle competenze relazionali, pensato per migliorare la qualità del matrimonio, mentre altre non ebbero accesso al programma. Anche in questo caso, il corso ebbe un effetto positivo in media poiché: le coppie che lo seguirono al termine mostrarono una minore probabilità di divorziare. Tuttavia, non tutte registrarono gli stessi miglioramenti.
I ricercatori, quindi, ritennero opportuno valutare la sensibilità individuale dei partecipanti, analizzando il loro DNA per individuarne i geni associati all’elevata sensibilità. Il risultato? Le coppie in cui almeno uno dei partner risultò altamente sensibile dimostrarono di avere molte più probabilità di trarre beneficio dal corso. Non solo tendevano a restare insieme, ma miglioravano concretamente la qualità della relazione, rendendo i loro matrimoni non solo più stabili, ma anche più felici.
Questi studi fanno riflettere parecchio su quanto possa essere potente l’effetto Boost per le PAS, in particolare la sua straordinaria efficacia si è manifestata nello studio sulla depressione adolescenziale. Gli autori, infatti, durante lo svolgersi del progetto espressero seria preoccupazione per gli adolescenti meno sensibili, poiché, non ottennero quasi alcun beneficio dal trattamento della depressione.
Sostanzialmente dai risultati emersi da questi studi si evidenzia che, essere "non sensibili" non equivale necessariamente ad “essere forti”, anzi, a volte la “non sensibilità” sembrerebbe addirittura rivelarsi un freno.
Soprattutto gli esiti di queste ricerche chiariscono che la sensibilità non sia affatto una debolezza, ma un vero e proprio punto di forza, se coltivata nel modo giusto.
Come attivare l’Effetto Boost nella propria vita?
L'Effetto Boost non è utile solo per superare situazioni pesanti, come la depressione o il divorzio, ma può aiutare a raggiungere obiettivi positivi in molti ambiti della propria vita come il successo professionale, la ricerca di una relazione sana etc., ma bisogna attivarlo.
Tuttavia, anche se da bambini non si è beneficiato di un adeguato Effetto Boost, non bisogna disperare perché anche da adulti si può imparare a creare intorno a sé un ambiente che sostenga e aiuti a crescere, migliorando la qualità della vita.
Per cui, anche se non si vive in un ambiente perfetto, è possibile creare consapevolmente le condizioni che attivano l’Effetto Boost.
Ecco sei strategie che possono aiutare a fare la differenza:
Cercare un mentore: una persona con esperienza che ispiri e possa offrire consigli mirati. Spesso è già presente nella propria rete: un docente, un collega, un conoscente con una visione che ammiriamo e che possa dare consigli, supportare e guidare nel percorso, sia personale che professionale. È utile però avere un obiettivo specifico su cui chiedere consigli, piuttosto che una richiesta vaga.
Unirsi a un gruppo di persone con menti brillanti (mistermind): forse più semplice rispetto alla ricerca di un mentore è unirsi a un gruppo di mastermind, ovvero, un piccolo gruppo di persone – solitamente cinque o sei – che si incontrano regolarmente per condividere i propri obiettivi e sostenersi a vicenda. Molti di questi gruppi si concentrano su obiettivi di carriera, ma ce ne sono anche altri più ampi, orientati alla crescita personale in generale. I piccoli gruppi di supporto e confronto sono estremamente utili soprattutto per non sentirsi “diversi”, per condividere esperienze, obiettivi, sfide e successi, ricevere incoraggiamento a restare motivati e focalizzati.
Rivolgersi a un Counselor o a un Life Coach specializzati in AS che possa aiutare a chiarire i propri obiettivi, superare gli ostacoli e pianificare i passi per realizzare i cambiamenti desiderati. Questa tipologia di professionisti può essere un grande alleato nel cambiamento, soprattutto per le PAS, che rispondono bene al supporto personalizzato. Entrambe le figure possono risultare utili, ma è importante sentirtisi ispirati dal Counselor o dal Life Coach che si sceglie: l'ispirazione è particolarmente motivante per le Persone Altamente Sensibili (PAS), che sono più ricettive di altre al supporto e all'incoraggiamento sociale.
Seguire corsi mirati: imparare nuove competenze o approfondire passioni con corsi specifici, che diano un aiuto reale e concreto. Non tutti i corsi attivano l’Effetto Boost, ma lo fanno maggiormente quando sono legati a un obiettivo specifico: ad esempio, un corso sullo sviluppo infantile può aiutare davvero a diventare un genitore migliore, uno di meditazione che permetta di raggiungere uno stato di benessere e equilibrio, uno di saldatura può affinare concretamente le tue abilità nella scultura e un corso di scrittura creativa può offrire benefici significativi.
L’impatto è ancora più marcato nelle Persone Altamente Sensibili (PAS), che tendono a trarne benefici superiori alla media nell’acquisizione e nell’uso di nuove competenze rispetto agli altri. Questo effetto è talmente forte che, in uno studio del 2017, persino i neonati altamente sensibili hanno mostrato benefici superiori rispetto ai coetanei meno sensibili grazie a una formazione ricevuta dalle loro madri prima ancora della nascita.
Iniziare un percorso di conoscenza personale, anche in assenza di problemi gravi: sarà un’opportunità per conoscersi meglio, prevenire il disagio e creare un equilibrio più profondo. Le Persone Altamente Sensibili (PAS), in particolare, possono essere più vulnerabili all’ansia in ambienti negativi, ma sembrano avere un rischio minore quando si trovano in contesti di supporto. In altre parole, coltivare relazioni e fonti di sostegno positivo può davvero contribuire a diventare più “resistenti all’ansia” quando si affrontano momenti difficili. Rimane il fatto che, la terapia sembra fare una differenza maggiore per le persone altamente sensibili rispetto ad altri. Questa, però, non è solo scienza, ma una semplice verità umana dal momento che tutti abbiamo bisogno di qualcuno disposto all’ascolto e propenso al sostegno.
Coltivare le relazioni giuste: un’altra cosa che si può fare per attivare l'Effetto Boost è coltivare una cerchia di amici che incoraggino e sostengano veramente. Sì, è veramente importante curare un gruppo di amici, circondarsi di persone che credano, stimino e ispirino, come allo stesso modo andrebbe dedicato meno tempo a chi mette in discussione o non comprende la sensibilità. Le relazioni giuste fanno la differenza!
Concludendo, da quanto emerso dalla ricerche riportate essere altamente sensibili non coincide con l'essere necessariamente fragili. Al contrario, la sensibilità può rivelarsi una grande risorsa se si impara a nutrirla nel modo giusto.
Attivare l’Effetto Boost significa prendersi cura del proprio ambiente e costruire intorno a sé le condizioni migliori per fiorire.
Questo è solo uno dei tanti modi in cui la sensibilità possa diventare un'alleata della tua crescita, prova a mettere in pratica alcune delle strategie descritte e scopri quanto questa possa diventare una forza preziosa e se ti va scrivimi per approfondire, oppure, per condividere la tua esperienza.
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Anna Maria Le Moli
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